ANNIE HALL, Annie Hall (Autoproduzione, 2005)

La prima demo degli Annie Hall (www.anniehall.it) non è esattamente il solito anonimo nastro da gruppo emergente, bensì un’opera che in cinque brani definisce le coordinate stilistiche di un gruppo con sonorità ben riconoscibili, canzoni che si rifanno ad una determinata scuola americana nineties (dai Wilco agli Eels passando per Elliott Smith, citati tra l’altro nella spoglia cartella stampa) e una personalità in crescita che non si vergogna dei suoi naturali limiti.

Le cinque tracce di questo disco si muovono senza vergogna nell’immaginario USA, ma nonostante una certa mancanza di originalità riescono a farsi ascoltare con piacere grazie ad una miscela che rende le canzoni decisamente gradevoli. Si comincia dalla scarna “Secret World” (eccolo qui Elliott, ma anche Nick Drake… insomma, il lato più intimista e scarno del pentagono) per arrivare ad una “Ghosts’ Legs” che rimanda a Mark Oliver Everett nella misura in cui una “More Than This” è Wilco allo stato puro (sia chiaro, tutto questo non è da leggersi in chiave negativa). Chiudono il tutto lo slowcore di “Blindness” – a dire il vero questa ci convince poco… ma si tratta proprio di vibrazioni – e l’indie-pop di “Ashes” che potrebbe anche far pensare a certe cose degli Sparklehorse.

Ok il sound riconoscibile. Ok la mancanza di originalità. Ok tutto quanto, però gli Annie Hall sono artefici di quella che è forse la migliore demo che quest’anno abbiamo avuto occasione di ascoltare. Si tratta di un gruppo da scoprire, con ottime potenzialità che speriamo riescano a sfruttare appieno.

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