DEAD MODELS, Demo (autoproduzione, 2004)

“Death to supermodel”: Kate Moss docet, appena qualche tempo fa. Lei, la diafana figura diventata emblema di un pezzo dei Primal Scream, a sua volta tra i capolista di quel revival dal sapore tutto 24 Hours degli ultimi anni. Proprio in questo limbo tutto decadenza dei Settanta mixata a glam degli Ottanta, lo slogan in questione diviene titolo di canzone, primo esperimento per una formazione agli esordi composta da Matteo Conti (voce e chitarre), Nicola Brazzo (basso), Riccardo Gallione (voce e chitarre) e Loris Busselli (batteria).

E, dalla contrazione del nome di questo primo germoglio, sboccia finalmente la band stessa: gli alessandrini Dead Models. O le Dead Models, come preferiscono puntualizzare, in un rimando che fa immediatamente correre verso le New York Dolls. Questioni di genere (non musicale, per carità) a parte, il tortuoso cammino genealogico conduce finalmente a questo lavoro di debutto, un’autoproduzione con sei pezzi, registrati in una sola giornata al Jungle Sound di Milano.

Proprio la presa diretta, sebbene abbia il difetto di non riproporre certo le atmosfere di un live potenzialmente intrigante, conserva comunque tutte quelle asperità che vanno a favore dell’immediatezza, ricreando un’atmosfera sonora alla Stooges, ben espressa da una traccia quale “There’s a RIOT going on”. Tuttavia, qualche tocco di raffinatezza richiama anche mentori quali Talkin’ Heads e Television, soprattutto nel pezzo di apertura “How did it start?”. Questi i due ingredienti fondamentali per i venti minuti circa incisi su supporto magnetico, eseguti da semplici riff di chitarre posate su un basso pulsante, il tutto condito da una vocalità energica: play loud, per citare il libretto. E, forse non a caso, la prova meno convincente sembra essere il lento “Summer rain”, un poco frenato rispetto all’enfasi delle canzoni consorelle.

Comunque sia, rock di matrice statunitense e new wave dei primi ottanta, con testi rigorosamente in inglese, vengono proposti con vigore e, sebbene l’autenticità non brilli particolarmente, rendono questa prova degna di nota.

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