SEDIA, Sedia (Wallace Records, 2004)

Ok, lo ammetto, non mi aspettavo nulla di sorprendente dai Sedia, terzetto di anconetani dediti al sempre valido chitarra/basso/batteria. O meglio non mi aspettavo nulla di diverso rispetto ai gruppi che solitamente esordiscono per l’ottima Wallace; e invece mi sono dovuto duramente ricredere.

Alessandro Calbucci, Mattia Coletti e Alessio Compagnucci hanno qualcosa di diverso da qualsiasi altro gruppo prodotto e sponsorizzato nel corso degli ultimi anni da Mirko Spino. Il loro suono è un vero e proprio pugno nello stomaco, un noise strutturato senza lasciare nulla di sottinteso, alla ricerca di una compattezza che si tramuti in un poderoso schiaffo. Le pause mistiche e le disgregazioni sonore che sono in parte il marchio di fabbrica della Wallace scompaiono per lasciare posto a riffs poderosi, cavalcate ossessionanti da togliere il fiato, una batteria scatenata, muri di feedback, riverberi e fragori infernali. Tutto pensato e suonato esclusivamente di pancia, lasciando sfogare le proprie sensazioni, abbandonando inibizioni di qualsiasi genere. In questo, quanto di più eticamente rock si possa immaginare! E questi ragazzetti hanno poco più di vent’anni, diamine.

A sorprendere non è soltanto l’arguzia dell’architettura sonora, che va dalla frenesia travolgente dell’iniziale “Stalker” ai tempi maggiormente spezzati di “Moholy Nagy” passando per la catarsi disturbata di “Kinski contro Volonté” e per la quadratura del cerchio di “Mabuse”, splendido punto d’incontro tra il post-rock e l’hardcore (così come il film di Fritz Lang si poneva come ibrido tra il noir e l’horror). A sorprendere, dicevo, è soprattutto la chiarezza d’intenti che sembra smuovere il terzetto. Un esordio esplosivo, destinato temo a passare sotto silenzio e per la sua natura indipendente e soprattutto per la decisione di abbandonare la parola per lasciare tutto lo spazio alla musica (a parte urla in sottofondo). Eppure sfido chiunque durante l’ascolto di “Anacleto” a non sentirsi schiacciato da un peso insostenibile, e a non sentire l’urgenza di muoversi, saltellare, ballare, scuotersi, chiamatelo come volete.

C’è bisogno di gruppi come i Sedia in grado di lasciarsi spingere dalla pura esigenza fisica, animalesca, a discapito del pensiero strutturato e della logica. Benvenuti ragazzi, complimenti e a presto.

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