GANG OF FOUR, Entertainment! (EMI, 1979)

“The Indian Smiles, He Thinks that the Cowboy is His Friend.
The Cowboy Smiles, He is Glad the Indian is Fooled.
Now He Can Exploit Him.”

Questo declama la splendida copertina di “Entertainment!”, album d’esordio dei Gang of Four da Leeds, Regno Unito. E in queste tre frasi – accompagnate ironicamente da uno zoom sulla stretta di mano tra il pellerossa e il viso pallido – è racchiuso anche l’intero senso dell’avventura musicale e politica della band.

L’intrattenimento con il quale Jon King, Andy Gill, Dave Allen e Hugo Burnham si confrontano è quello televisivo, mediatico, il fulcro dello sfruttamento capitalista, l’asse portante della società “occidentale”: la loro guerra contro il pop si sviluppa in uno svilimento continuo dei dettami del pop stesso attraverso un post-punk spezzato e caustico e un cantato solo apparentemente monocorde. Una funzione musicale che ricorda da vicino l’estetica punk dei contemporanei Pop Group – e anche qui l’idea base non è certo nascosta – e che si sviluppa in brani catartici, nei quali la base ritmica riveste una componente fondamentale: ne è un esempio l’apertura data da “Ether” dove la batteria di Burnham la fa da padrone, in gioco di continui passaggi strumentali con gli altri strumenti.

Il punk si lega dunque ad altre matrici culturali, con echi funky che si fanno largo, come nello splendido incedere di “No Great Men” o con stasi quasi robotiche, come nella monotonia di “Return the Gift” destinata a lasciarsi trascinare dalla batteria continue accelerazioni. Altrove il gioco si fa più scoperto, esempio ne è “I Found That Essence Rare”, inno punk di presa immediata che recita “Aim for the Body Rare, You’ll See it on TV, the Worst Thing in 1954 was the Bikini, See the Girl on the TV Dressed in a Bikini, She doesn’t Think So But She’s Dressed for the H-Bomb”.

La televisione diventa elemento di distruzione di massa, a cui contrapporre una critica feroce che usi come arma lo stesso gergo della televisione: la cultura pop critica se stessa mostrando il rumore di sottofondo, il frastuono solitamente epurato. Colonna portante della cosiddetta “onda rossa” anglosassone – insieme ad altre band come gli Scritti Politti – i Gang of Four saranno d’importanza capitale per l’evoluzione delle direttrici post-punk, trovando adepti un po’ ovunque, compresi “insospettabili” quali i R.E.M. – che riprenderanno agli esordi anche dai Wire – di Michael Stipe.

Il loro attacco alla radice dell’industria musicale e della stessa società europea e nord americana durerà fino al 1984, perdendo via via in coerenza musicale – la svisata dance di “Songs of the Free” – ma mai in partigianeria politica. “Entertainment!” è il loro capolavoro, compatto e irresistibilmente seducente, estrema ratio e al contempo germe di speranza. Padre di ogni connubio musicale – punk/pop/funky – e sapiente unione di dissertazione intellettuale e irruenza sonora.

Ps. La riedizione del 1995 ha aggiunto tre brani: “Outside the Trains don’t Run on Time”, “He’d Send in the Army” e “It’s Her Factory”.

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