THE GO-BETWEENS, Bright Yellow Bright Orange (Clearspot, 2003)

Scrivere una grande canzone pop non è una faccenda semplice come si potrebbe credere. E’ un’arte difficile che richiede grande talento e il dono della leggerezza.

Per capire cosa voglia dire basta ascoltare “Caroline and I”, il brano che apre il nuovo disco dei Go-Betweens, il secondo dal loro ritorno sulle scene. Una magia di tre minuti e cinquanta secondi, leggera come una assolata mattina primaverile, chitarre lucide, una melodia ariosa che non lascia scampo. Basterebbe un brano come questo ad illuminare “Bright Yellow Bright Orange”, eppure i due australiani hanno passato la loro carriera a scrivere deliziose canzoni pop destinate ad un immeritato insuccesso e non intendono cambiare strada proprio a questo punto.

Dopo lo splendido “The Friends of Rachel Worth” di tre anni fa, compongono un’altra manciata di grandi brani in bilico tra atmosfere acustiche e suoni elettrici. Ci sono episodi classici nel loro stile come “Poison in the Walls” e “Mrs. Morgan”, brillanti melodie elettro-acustiche velate appena da un’ombra di inquietudine. C’è la dolcezza acustica di “Crooked Lines” e una ballata intrisa fino all’osso di malinconia come “Unfinished Business”.

C’è un piccolo gioiello intitolato “Make Her Day”, che accarezza la perfezione in quattro minuti scarsi di atmosfera solare in cui la melodia, impreziosita da un organo, si fa irresistibile. C’è “Something for Myself” l’ennesima grande canzone tra folk e rock firmata Go-Betweens. Ci sono dieci canzoni in tutto per riportarci i Go-Betweens sinceri come sempre, a conferma che il loro ritorno è una realtà da tenersi ben stretta.

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