BRIAN ENO, Another Green World (Island, 1975)

Brian Eno chi? In qualche modo il fatto di aver messo lo zampino nei progetti musicali più audacemente innovativi degli anni settanta ed ottanta (enigma U2 a parte) lo ha in effetti reso noto ai più maggiormente per l’attività di produttore e di inesauribile scopritore di talenti, col rischio, nella peggiore delle ipotesi, di passare per un sia pur illustre comprimario o addirittura per un mero “precursore” della controversa musica “new-age”.

Facciamo qualche passo indietro. Dopo la fuoriuscita dai Roxy Music di Bryan Ferry, Eno, oltre alle note collaborazioni (in primis quella ultra-sperimentale con Robert Fripp che diede vita a “No Pussyfooting e “Evening Star”), inizia una prodigiosa carriera solista con due dischi pubblicati a distanza di pochi mesi nel 1974 – “Here Come The Warm Jets” e “Taking Tiger Mountain (By Strategy)” – di cui il primo forse meno omogeneo ma con perle indimenticabili (“Baby’s on fire con l’assolo-cult di Bob Fripp), il secondo più compiuto, compatto, frutto già maturo di una ricerca sulla struttura della rock song che troverà una brillante appendice in “Before And After Science” del 1977. Dopo, non ci sarà più spazio per parecchio tempo per la canzonetta (mille volte virgolettata) nell’opera solista di Brian. Inizieranno, già con “Discreet Music” (uscito un mese appena dopo “Another Green World”) le suggestioni “ambient” (versione aggiornata ma concettualmente fedele della “Musique d’Ameublement” teorizzata dal grande musicista Erik Satie nei suoi Quaderni di un mammifero) e quelle “quartomondistiche” dei suoi formidabili lavori con Jon Hassell.

Ma lo spartiacque tra la fase canzonettistica e le fasi ambient e fourth world a venire è questo lavoro del 1975, nel quale le due anime di Eno, quello che è stato e quello che sarà, si fondono nel miracoloso istante di un disco. Una magnifica transizione che rappresenta probabilmente e non paradossalmente il vertice creativo del non-musicista inglese.

E così se “I’ll Come Running ” è ancora una volta la “canzonetta” rivisitata da Eno (con uno splendido, lirico assolo dell’ineffabile Fripp) , “Sombre Reptiles” è uno strumentale carico di fascino esotico, premonizione dei profumi e dei climi caldo-umidi di quel quarto mondo dalla “musica possibile” che il Nostro andrà più tardi a visitare con Hassell.

E ancora se “Spirit Drifting” o “Everything Merges With the Night” sono crepuscolari anticipazioni di quella che poi diverrà ambient music, “St.Elmo’s Fire” è una canzone incantevole, con la voce di Brian che, su un tappeto sonoro di tastiere e chitarra elettrica, evoca i fuochi di Sant’Elmo e “la fredda luna d’agosto”, prima che Robert Fripp si scateni in un meraviglioso assolo quasi “violinistico”, da lasciare a bocca aperta per bellezza, creatività, tecnica sovrumana.

“Another Green World” è un disco da riscoprire, assolutamente attuale, severa pietra di paragone per tutta quella musica che comunque aspiri ad essere definita d’avanguardia.

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