SONIC YOUTH NYC, Ghosts & Flowers (Geffen, 2000)

I Sonic Youth nel nuovo millennio vi entrano a piè pari e senza timori. La rivoluzione musicale di fine anni ’70 che diede linfa vitale a nuovi artisti li ha poi col tempo digeriti e annientati. Quasi nessuno si è salvato dall’incedere del tempo, finendo prima o poi nel dimenticatoio. E anche per chi è riuscito a riciclarsi con intelligenza (come Mike Watt, storico bassista di Minutemen e Firehose, capace negli anni ’90 di sfornare due album solisti, sconosciuti così come meravigliosi) c’è stato da pagare il debito della notorietà. Tutti questi travagli i Sonic Youth non li hanno neanche sfiorati, procedendo tranquillamente per la loro strada, seguendo sé stessi come unica moda, ritrovandosi gruppo cardine quando si erano sempre considerati dei ragazzini.

Il post-rock e l’elettronica, nuovi verbi della fine del ventesimo secolo, vengono assimilati dalla band newyorchese con una facilità sorprendente solo per chi si avvicina ora all’universo sonico dell’armata guidata dalla coppia Moore/Gordon. Innanzitutto, la prima novità: i Sonic Youth vengono aiutati, in quasi tutti i brani, da Jim O’Rourke, padre del suono di Chicago, che per rendersi utile suona il basso (dirottando Kim Gordon ad una nuova, spiazzante terza chitarra) e si occupa delle contaminazioni elettroniche. Partecipano anche Rafael Toral alla chitarra e William Winant alle percussioni. Eppure chiaramente si comprende come “N.Y. Ghosts and Flowers” sia un’opera figlia esclusivamente della mente dei quattro membri storici.

Le voci di Kim Gordon registrate al multitraccia che si possono apprezzare in “Nevermind (What Was It Anyway)” e nella splendida “Side2side” sono sicuramente frutto della musica ascoltata in questi ultimi anni, ma questa musica viene sempre filtrata nell’ottica dell’identità musicale della band. Non capita mai che i Sonic Youth facciano la musica di qualcun altro, capita sempre che le influenze di altre band vengano metabolizzate e adattate. E chi si lamenta dell’incapacità, da quattro album a questa parte, di sfornare singoli da vendere alle radio, dimostra di non aver mai compreso i Sonic Youth. I successi commerciali di singoli come “Kool Thing” e “100%”, l’esplosione di notorietà a seguito dell’uscita di “Dirty”, avevano fatto abituare male la critica. Erano quelli i casi, era quella l’anomalia, non il contrario! Ma perché, “Confusion is Sex” aveva avuto successo? E, a parte il popolo indie, chi conosceva all’inizio le evoluzioni chitarristiche di “Sister”?

Il mondo dei Sonic Youth è un mondo di fantasmi, come evoca genialmente il titolo, è un mondo nascosto e sotterraneo, e, il che è realmente apprezzabile, i quattro ne vanno fieri. Pur registrando per una major, sia chiaro. Tra l’altro, dopo album così ricchi e lunghi, quest’ultimo mostra un’atmosfera più rarefatta, più calma. Ma non mi pongo interrogativi su questo: tanto a luglio 2002 esce il prossimo, “Murray Street”, e state pur certi che mi sorprenderà, nel bene o nel male.

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