JEFF BUCKLEY, Grace (Columbia, 1994)

Se il precedente “Live at Sin-è” aveva fatto intravedere tra le sue quattro tracce il talento del cantante californiano, la prima prova sulla lunga distanza chiarisce definitivamente il grande spessore artistico di Jeff Buckley, il figlio del grande Tim. Purtroppo resterà l’unica: Jeff condividerà con il suo illustre genitore una fine prematura e balorda, che lascierà un grande vuoto nella musica e nei nostri cuori. “Grace” è assieme un album d’esordio e un involontario testamento, l’unica testimonianza compiuta della sensibilità di un artista straordinario.

Per chi già conosce le gesta e la meravigliosa voce del padre Tim, sentire cantare Jeff è un emozione unica, un vero e proprio tuffo al cuore. Come il genitore, egli ha una padronanza assoluta dei toni, passando senza sforzo apparente da un lungo acuto ad un timbro baritonale, con modulazioni intermedie sfioranti il falsetto e l’urlo controllato. Ascoltate, per esempio, la title track, canzone di devastante bellezza, interpretata con tutti i crismi sopra citati. O la sublime, non troviamo aggettivo più adatto, escursione nella classica “Corpus Christi Carol” di Benjamin Britten; accompagnato dalle rarefatte note di una chitarra elettrica, Jeff sussurra un falsetto inarrivabile, delicato come una piuma al vento, dal quale è impossibile non farsi sopraffare dall’emozione. Grandiosa anche la versione della lenta ed epica “Hallelujah” di Leonard Cohen.

E non a caso abbiamo citato questi due brani: in essi vibra la profonda spiritualità di cui è permeato tutto l’album, una ricerca della dimensione sacra che è forte ma sofferta, continuamente vacillante, incalzata da una sensualità altrettanto forte e forse ancor più dolorosa. La voce incredibile di Jeff esprime questo conflitto: passa dai toni di una voce bianca alla ruvidezza del soul, e tutto quello che ci fa sentire in mezzo è brivido e commozione. Allo stesso modo, i suoni dell’album sono frutto di accoppiamenti tanto arditi quanto bellissimi: folk e hard rock, contaminazioni etniche e pop raffinato, soul caldissimo e musica sacra…

Ciascun pezzo è ugualmente figlio di questa splendida alchimia, ciascun pezzo è un tassello necessario di un imprescindibile capolavoro di musica contemporanea; sicuramente fra i migliori degli anni ’90, per sempre senza età.

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