Ian Anderson, “La notte dei flauti”, Reggio Emilia (11 settembre 2001)

Il secondo appuntamento della rassegna concertistica MUSICARE è “La notte dei flauti”. La gestione del direttore artistico Andrea Griminelli, flautista reggiano di fama internazionale ha conferito all’intera manifestazione un sentore da GRIMINELLI & FRIENDS a noi non molto gradito. L’appuntamento di cui ci occupiamo è stato arricchito all’ultimo minuto dalla presenza di Ian Anderson, il grande flautista e leader dei Jethro Tull, che ha accettato di esibirsi gratuitamente. La serata si è caratterizzata come un vero e proprio omaggio al flauto, presenza troppo spesso sporadica nell’ambito delle stagioni concertistiche. Lo stesso Griminelli si segnala per la incomprensibile assenza dal palcoscenico del Valli, sul quale è riapparso, guarda caso, in occasione di quella che, in parte, è un’autocelebrazione.

Si comincia da Giovanni Antonini che ha proposto l’interessante Concerto in Do Maggiore RV 443 per flauto diritto, archi e basso continuo di Vivaldi. Il Concerto per flauto in Sol Maggiore di Carl Stamitz (1745-1801) ha evidenziato il brillante e arioso suono di Bruno Grossi, forse il più apprezzabile della serata. Con Giovanni Mareggini ha invece dialogato Griminelli nel Concerto per due flauti in Sol Maggiore di Domenico Cimarosa, del quale sono purtroppo stati eseguiti solo due tempi: una pratica, questa delle esecuzioni mutilate, che non apprezziamo molto. Decisamente meno felice comunque la scelta di eseguire due Fantasie, la prima di F. Borne, per flauto e orchestra, tratta dalla Carmen di Bizet, la seconda di Adalbert Franz Doppler tratta dal Rigoletto di Verdi. A dispetto del titolo, due tediosi centoni. Dopo un ritorno a Vivaldi con il Concerto per quattro violini ed archi in Si Minore Op. 3 n. 4 RV 550, è giunto il momento dell’outsider.

Non abbiamo dubbi ad affermare che la qualità complessiva della serata abbia guadagnato parecchio dalla presenza di un Anderson spiritoso e in vena. L’invito lo ha accettato unicamente per la curiosità di affiancarsi a strumentisti classici, per la novità di eseguire propri brani accompagnato da una intera orchestra. Era la prima volta che accadeva. Il disco “A Classic Case: The London Symphony Orchestra Plays the Music Of Jethro Tull”, del 1985, fu una realizzazione di David Palmer, storico arrangiatore delle sezioni d’archi del gruppo britannico: Anderson partecipò unicamente con sovraincisioni. Quella di Reggio è dunque stata una prima assoluta, organizzata in breve tempo e preceduta evidentemente da ben poche prove. Ciononostante la proposta di Bouré, di un ristretto di “Thick As a Brick” (in cui ha suonato anche Griminelli) e di “Elegy”, ha movimentato la serata, francamente un po’ stanca, animando non solo i fans accorsi, ma anche buona parte del pubblico più compassato. Sostenuto anche da batteria, basso e chitarra elettrica, una voce ancora purissima, fra un lazzo e l’altro e con il manifesto compiacimento per l’inserto di ottoni nell’arrangiamento di “Thick…”, lo scozzese ha trasformato il finale in un trionfo personale, oscurando il resto del cast.