ALMAMEGRETTA, Imaginaria (BMG, 2001)

Gli Almamegretta sono tornati. Sono proprio tornati, dopo la pausa di “4/4”. Quell’album era uscito solo due anni fa, ma non conta. E’ stato un tentativo un po’ sghembo di fare canzoni pop elettroniche. Canzoni normali insomma. Esperimento poco fortunato. La missione degli Almamegretta infatti è un’altra. Si chiama dub, e “Imaginaria” riprende il discorso interrotto con “Lingo”. Il discorso principiato con “Sanacore”, col reggae elettronico. Ballabile, raffinato, underground.
Pescando fra definizioni di moda, gli Almamegretta diciamo che fanno “asian underground”. Un esempio di questo stile sono i Trans-Global Underground. I suoni e il cantato indiani e pakistani non sono così distanti dalla parlata napoletana. Così il suono, il sapore mediterraneo, cavalcano produzioni musicali che si inoltrano fino alla dance. E sono produzioni di livello internazionale. Mentre Napoli rimane nella lingua. Due pezzi in inglese, il resto in napoletano stretto. Ma non hanno grande importanza, le parole. La voce di Raiz sì, ma sono cambiati i tempi da “Figli di Annibale”. E anche da “Sanacore”. Non è detto che sia un bene, ma gli arrangiamenti e la cura di questo lavoro sono da primi della classe. Come era stato (meno) per “Lingo”. Che conti il passaggio di etichetta? Dalla piccola CNI sono stati prelevati dalla major BMG. Il nerbo underground però rimane. Niente di strano, questa musica ce l’ha di serie l’underground. Lo stile, voglio dire, è di nicchia. L’interpretazione degli Almamegretta no. Mi spiego. Che sia musica per orecchie allenate all’elettronica, non v’è dubbio. Ma sin dall’inizio, nei temi, nelle melodie, Raiz e compagnia mostrano una certa voglia di pop. Da non confondere con il malandato esperimento di “4/4”. Il pop di “Imaginaria” sono canzoni d’amore, per le donne, per Napoli… Sono loop di chitarra, sono arrangiamenti e scelte fino alle pendici della dance. In ogni traccia, comunque, c’è lo spazio per il ballo, per il party. Anche quelle più ombrose, posseggono questa prerogativa. Una scelta che sa molto di Giamaica, pur se i suoni prendono altre vie. Vie radicali, strettamente elettroniche.

I compaesani 99Posse, si occupano di dub. Gli Almamegretta invece nel dub ci vivono. “Imaginaria” è un tassello della musica elettronica internazionale. Ed è l’ultima fermata di un gruppo unico in Italia. Che fa grande musica, che non teme il pop, che sbanda per un album disgraziato (ancora “4/4”) e si riprende. Poco importa se questo disco non evolve di molto il loro stile. “Lingo” lo aveva portato molto in alto, e “Imaginaria” insomma partiva di lassù. Può permettersela, una pausa. Un progresso piccolo piccolo. Ma attenzione, gli Almamegretta sono tornati! Sono proprio tornati.

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