HENRI SALVADOR, Chambre Avec Vue (Virgin Disques, 2000)

Chitarrista, cantante, comico, cabarettista, giocatore di bocce, boxeur. Queste e mille altre cose compongono lo straordinario palmares di questo ottuagenario (18 luglio 1917) nato in Cayenne (protettorato francese) e trasferitosi a Parigi per volere del padre alla tenera età di sette anni. Impressiona l’estrema malleabilità del personaggio, capace di spaziare con disinvoltura in un vasto campo delle arti. Le sue collaborazioni ed i suoi incontri sono semplicemente eccezionali e descrivono un’intera epoca della scena transalpina e parigina in particolare. Si va dall’esperienze jazz manouche con Django Reinhardt, all’amicizia profonda con il geniale e poliedrico Boris Vian, all’incontro ed al viaggio alle Isole Marchesi con Jacques Brel. Salvador trovò il tempo di diventare famoso anche nel nostro paese, partecipando come comico-cantante alla trasmissione televisiva “Giardino d’inverno” (1960), curiosa anticipazione della canzone di apertura di questo bellissimo album.

Già, “Chambre avec vue” (forse la sua camera in Place Vendome?) ammalia ed affascina al primo ascolto, anzi, vorrei dire dalla prima occhiata alla copertina. Questa “chambre” ha una finestra aperta sull’estate, su quelle giornate nelle quali il desiderio massimo è di sedersi sotto un fresco platano, sorseggiando un Pastis. Le tredici canzoni di questo grande ed inaspettato ritorno dell’artista parigino sono la colonna sonora di una vita spesa intensamente ed allo stesso tempo lentamente, come se egli non si fosse mai allontanato dall’originaria Cayenne. Troviamo qua e là tocchi di elegante bossanova, accostata alle innate doti di uno chansonnier innamorato del jazz. “Jardin d’hiver” ha il Brasile nel suo DNA, mentre “Mademoiselle” flirta felinamente con Sidney Bechet. In questo pezzo troviamo la firma di Thomas Dutronc, rampante chitarrista figlio della celebre coppia Jacques Dutronc/Françoise Hardy, quest’ultima anch’essa presente in “Chambre” come compositrice e cantante in “Le fou de la reine”. Un altro vecchio amico di Henri, il magico armonicista olandese Toots Thielemans, duetta in “Un tour de manége” e piazza uno dei suoi magistrali assoli.

Un disco pulito, essenziale, solare. Una voce senza età. “Il fait dimanche au bord de l’eau, vin blanc glacé sous les glycines”. E magari giusto una partita a bocce (la pètanque), tanto per fare un po’ di movimento…

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