GENTLE WAVES, Swansong For You (Jeepster Records, 2000)

Da una delle molteplici anime dei Belle & Sebastian (Isobel) nascono The Gentle Waves, progetto affine alle tipiche atmosfere del gruppo scozzese. Raramente un nome di un gruppo è mai stato così aderente alla musica da esso proposta. Le dieci tracce di “Swansong for you” sono tutte pervase da un grande senso di tranquillità e tenue malinconia. La voce sottile e gracile di Isobel sembra il canto di un passerotto appena nato, tanto sembra fragile e sul punto di spezzarsi da un momento all’altro.

“Let the good times begin” apre l’album: è una canzone molto suggestiva e delicata, con un bell’arrangiamento di archi che ricorda quelli di Robert Kirby per l’immenso Nick Drake. “Partner in crime” è ancora più sussurata del solito, una specie di western alla Wall Of Voodoo (anestetizzati con abbondanti dosi di morfina). “Falling from grace” è anche il singolo tratto dal disco, dalle caratteristiche molto Sixties easy listening, un beat al cloroformio che avrebbe funzionato (meglio) in qualche album di Serge Gainsbourg. Affascinanti sono anche “Pretty things”, una bossanova che flirta con un flauto canterburiano e “There is no greater gold”, scritta per un matrimonio e vagamente Grace Slick dipendente. “Sisterwoman” è il pezzo più mosso dell’album, un beat delicato con finale riempito da fiati un pochino Dexys Midnight Runners. Ecco, un pochino…un diminutivo è ciò che si adatta a “Swansong for you”, un album minimale, pudico, tutto in sottrazione. Ma se la matematica non è ancora un’opinione, la sottrazione non porta allo zero, al desolante nulla?

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