GOMEZ, Abandoned Shopping Trolley Hotline (Virgin, 2000)

Pare inarrestabile la moda discografica di pubblicare periodicamente gli “avanzi” di artisti più o meno famosi; quasi sempre queste mosse apparentemente di natura squisitamente commerciale vengono premiate da un pubblico affamato, disposto a raccogliere i bocconi cascanti da tavole non sempre particolarmente imbandite.
Fortunatamente questo non è il caso dei Gomez. “Abandoned Shopping Trolley Hotline” è composto esclusivamente da “outtakes”, prove, abbozzi di idee, work in progress; un’occasione per sbirciare nel cilindro creativo di questi cinque inglesi dall’ispirazione così ad ampio respiro da mettere in crisi qualunque tentativo di etichettamento. Ed in effetti ogni brano mete in luce i diversi percorsi musicali battuti dalla band.
Nella prima parte del disco emerge l’anima più “americana” del gruppo; brani come “Bring Your Lovin’ Back Here” o “Emergency Surgery” sono un concentrato di blues, pop e rock sudista. A far confluire il Mississipi nelle acque del Tamigi ci pensa l’incredibile voce di Tom Gray, grintosa e sofferta, un incontro magico tra Dave Matthews e Eddie Vedder.
Ma i Gomez non sono solo America. La seconda parte del disco è più aperta ad influenze sparse e a sonorità più ricercate. Riff pentatonici e slide taglienti lasciano spazio a sonorità “vintage” in piena tradizione inglese (come non sentire l’eco neanche troppo lontana di “Strawberry Fields Forever” nell’intro di mellotron di “We Haven’t Turned Around”?) o alle chitarre “spaziali” di “Buena Vista”. Le voci più morbide di Ian Ball e Ben Ottewell meglio si prestano ad incarnare questa anima più gentile e decisamente più “british”.
“Abandoned Shopping Trolley Hotline” rappresenta un viaggio a 360 gradi nella musica dei Gomez i quali, con tutte le attenuanti e la pretesa indulgenza che si richiede ad una raccolta di “outtakes”, possono mostrare in tutta libertà quello che sanno e vogliono esprimere con così sapiente maestria. Un viaggio che si conclude con la bella cover di “Getting Better” dei Beatles. Un omaggio dovuto a chi, molto prima dei Gomez, ha giocato “a fare l’americano”…

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