U2, The Unforgettable Fire (Island, 1984)

1984: tempo del Fuoco Indimenticabile. Si giunge a quello che alcuni considerano il vertice più alto della band dublinese; di qui copertina di Time, allori e incensi di Rolling Stone, e la consacrazione definitiva con tanto di paragoni Bono-Jim (“Morrison, Watson, Morrison, elementare!”). Da gruppo di culto a non-più-tanto-futuro Mito di Massa (perfortunapurtroppo???).
“The Unforgettable Fire” è un parto seguito da due ostetrici di eccezione: Daniel Lanois, tecnico collaboratore fra gli altri dei Talking Heads nonché artista in proprio, ed il signor (fi!) Brian Eno: soprattutto quest’ultimo riesce a farsi interprete dello straordinario suono di Edge, liquido, a volte forse persino troppo cerebrale, e comunque straordinariamente e sconfinatamente europeo, evocativo, assoluto: brani come “Pride” o “Bad”, esaltati dalla grande performance del “Live Aid” a Wembley, capaci di spalancare del tutto le porte dell’amata odiata Lady Amerika (= Elvis! e non solo, ma anche = tanti bei $$$!!); gemme come “A Sort of Homecoming”, per la quale si consiglia l’ascolto di fronte a panorami almeno immensi! “Indian Summer Sky” (True Rivers run to deeper Seasons / change and so do I), la stessa “The Unforgettable Fire”, l’isterica “Wire”, “MLK”: vera passione che filtra sotto il senso di attesa glaciale di archi e silenzi. Tonight we’ll build a Bridge across the Sea and Land: il vecchio ed il nuovo continente fondono i loro fantasmi in un’unica e medesima evocazione. E che questo enorme e spropositato sbrodolamento retorico serva a far capire un’unica cosa: ASCOLTATELO!!!

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