THE NEXTMEN, Among The Madness (Scenario Records / 75 Ark, 2000)

Chi ha detto che il rap, in Europa, lo sanno fare solo i francesi? E non solo in Europa. O gli americani o i francesi, gli altri movimenti sono più o meno vivaci versioni locali del rap. In queste righe parleremo di un’eccezione inglese, l’altra superpotenza musicale. Però parliamo di rap, il rock o il pop non c’entrano niente. Nel rap non si combatte alla pari con gli americani, si sta in scia, si impara da loro. All’inizio si copia e basta, persino. The Nextmen hanno passato anche loro la fase diciamo ‘provinciale’ del rap. Qualche sigla, qualche collaborazione, qualche compilation, hanno fatto esperienza. I frutti sono l’album solista, questo “Among the Madness”, la prova della maturità. Sorprendente. Per fare alla svelta diciamo che è hip hop underground. Musica hip hop underground come si fa negli States, pesante e varia, e poi moderna, ritmica e quant’altro. La musica, appunto. C’è dentro molto trip hop, che nel corso dell’album sfuma verso suoni più classici. Classici rispetto al rap, e al rap di New York. Avete già sentito parlare in questo sito dei Jurassic 5. Più o meno il paragone calza, con tutto che i Nextmen sono due, due inglesissimi bianchi di Bristol. Terra di dub e trip hop, appunto, stili che “Among the Madness” consegna all’hip hop. I Jurassic 5 non l’hanno mai fatto, questo. Del resto hanno smesso di stare sotto la superfice, cosa che i Nextmen ancora non possono (e non sanno) fare.

Il suono dei Nextmen somiglia a quello dei Gangstarr. Va bene, non c’entra niente con Premiere e Guru, ma con loro possiede affinità di cartello. Ricordate il debutto dei GangStarr? O meglio ancora “A Step in The Arena”, poco prima dei progetti “Jazzmatazz”? Bene, i Nextmen sono per Bristol, e per la musica elettronica inglese, ciò che i Gangstarr sono stati per Chicago. Il sigillo di Bristol compare per la prima volta su un album hip hop, e a che livello! Di primo acchitto mi sembrava acerbo, ma avevo in testa il rap della Bay Area (Nia, per esempio) o di Los Angeles. Ascoltando con più attenzione mi sono reso conto che le basi sanno di Premiere, guarda caso. Asciutte, lucide, equilibrate, nuove! Nuove, mai sentite prima! Con i GangStarr i Nextmen hanno in comune l’originalità nel suono e nell’interpretazione, ma il flow è del tutto europeo. Anzi, del tutto inglese.

Il singolo è My Way, che per altro è un po’ diverso dal resto dell’album. Un po’ più hip hop. Un singolo di rottura rispetto alle caratteristiche dell’album, che brilla per le scelte sonore più che per il cantato. E anche questa caratteristica distanzia i Nextmen dall’hip hop americano contemporaneo. Oggi in America ritorna l’impegno, politico e no. Le basi cambiano, ma lo stile svolta verso la massima espressività. Svolta al servizio dei testi. Chi invece vuole occuparsi di musica, si occupa di musica e basta. Mai come in questi anni il dj’ing ha guadagnato visibilità. Il lavoro dei vari Dj Shadow o Dj Crush o Q-Bert ha evoluto la musica rap, presa in braccio da personalità lungimiranti come i vecchi The Roots, Prince Paul, Premiere, e in certa misura RZA e DrDre. The Nextmen sono da aggiungere a questa lista, con la differenza che il loro talento è strettamente sonoro, lasciando il cantato un po’ sacrificato. O un po’ nella norma, insomma. E’ una scelta che non mi sento di biasimare. L’album è godibile, anche se magari non proprio un easy listening. Ed è uno dei pochissimi lavori di sapore originale europeo.

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