Bluvertigo, Buddha Cafè (Orzinuovi, BS) (27 ottobre 2000)

“I Bluvertigo come non li avete mai visti”: così viene presentata la data al Buddha Cafè di Orzinuovi (Bs), prima delle ultime due conclusive della stagione live del gruppo. Non si tratta infatti di un vero e proprio concerto, ma, come mi spiega a fine serata il chitarrista Livio Magnini, di “uno show nel quale cerchiamo di presentare le canzoni che più ci piacciono, soprattutto quelle che hanno segnato gli anni Settanta e Ottanta”.

A prima vista, sembrano tutti in grande forma, colpiscono per l’energia che paiono voler conferire da subito allo spettacolo. Morgan, in particolare, non manca di carisma e di voce, nonostante in alcune ultime esibizioni dal vivo le sue corde vocali avessero evidenziato qualche problema. Forse l’unico impaccio lo trova, a tratti, nel leggere i testi in inglese che si trovano ai suoi piedi. Ma in questa sede non mi occuperò certo delle sue diotrie.

Le note di Psychedelic Furs ed Ultravox danno il via alla musica, presentando da subito una band piena di carica, vestita di tutto punto, con alle spalle uno sfondo dorato e brillantato che sa molto di retrò.

“World full of nothing” e “A question of time” dei Depeche Mode sono una sorpresa: a cantarle è Andy, l’enigmatico tastierista, che, con una interpretazione direi impeccabile, fa ripensare ai tempi migliori di Dave Gahan, interprete originale. Tuttavia, su “I’m afraid of Americans” di David Bowie, il buon Morgan non è da meno. E non potrebbe essere altrimenti, data la sua dichiarata passione per il Duca Bianco. La sua voce ha solo qualche piccolo (ma trascurabile) acciacco su “Rio” dei Duran Duran, accolta dagli applausi della platea.
Coinvolgenti anche “Don’t you want me babe” degli Human League, molto più funky della versione originale, e le due dei police “Message in a bottle” e “Invisible Sun”, i cui ritornelli vengono man mano captati anche dai meno esperti e canticchiati alla bell’e meglio.

A confermarsi costante di questo ultimo periodo per i Bluvertigo c’è “Love is the drug” dei Roxy Music, ma, se nei concerti “normali” è stata solamene citata, qui la band ha potuto dare libero sfogo alla propria passione. Da non dimenticare la consueta esibizione di Morgan al pianoforte, a far entrare per qualche minuto il concerto in una dimensione più intima e posata.

Per quanto concerne il repertorio originale dei Bluvertigo, non è certo accantonato, ma vengono eseguiti tre pezzi: “Zero” e “Sono = Sono” tratti dall’ultimo album, “Altre forme di vita” a chiusura della serata, cantata, ballata e saltata dall’intero pubblico.

Basso, batteria, chitarra, pianoforte, sax e tastiere: questi gli strumenti a disposizione della band per una serata diversa dal solito, che li ha visti omaggiare i loro artisti preferiti ed ai quali si ispirano, senza comunque dimenticare di essere i Bluvertigo, e non una semplice “cover band improvvisata”. E se chi fa musica deve essere abbastanza in gamba da saper trasmettere la forza contenuta in un pezzo, proprio od altrui, questo gruppo ha superato la prova.