NOTORIUS BIG, Ready To Die (Puff Daddy Records / BMG / Arista Records, 1994)

Attenzione, stiamo parlando dell’album del ‘Migliore’. Notorius BIG, Biggie, Big Poppa, all’anagrafe Cristopher Wallace, nero, gigantesco e newyorkese. Le cronache lo ricordano per la faida fra la Bad Boy e Death Row. La Bad Boy di Puff Daddy, a New York, e la Death Row di Suge Knight a Los Angeles. Vittime della faida Biggie, e prima di lui 2pac. Le vicende dei due assassinii, le ipotesi, le conseguenze, le commemorazioni hanno saturato per lungo tempo il movimento hip hop tutto. Cerchiamo per questo di non perdere di vista il nostro eroe.Biggie, il più grande. A New York non hanno dubbi, e non si tratta di una lode ai defunti. La sua sola presenza aveva letteralmente resuscitato l’East coast. Il periodo era piuttosto arido. La old school non aveva altro da dire, e in verità taceva già da un po’. La rivoluzione allora esplode a Los Angeles, con Dre, Snoop e 2pac. La Death Row, appunto. Successo commerciale, visibilità nei media, il lungo tormentone del gangsta rap. La gloria dell’hip hop californiano è accecante, finché non sbatte pesantemente contro il fenomeno Notorius BIG. L’album è questo qui, Ready to Die. Sicuramente un classico, sicuramente molto riuscito, ma niente di più. Ok, l’uscita di Ready to Die è stata di indescrivibile importanza, l’influenza sull’hip hop incalcolabile. Ma torniamo all’album. Le qualità vocali di Biggie riscaldano il suono newyorkese, donando la morbidezza del soul al rigore metrico della East coast. Tuttavia le rime e le produzioni non possiedono la forza né l’originalità dei lavori di Dre e compagni. New York dovrà aspettare ancora un po’ la sua new wave, Nas e i Gangstarr, e il fenomeno Wu-Tang Clan. Dove sta allora il mito di Biggie?

Biggie è stato il più grande entertainer, in piena epoca gangsta. I testi sono impegnati, diciamo. Parlano del ghetto, della vita ai margini della metropoli. Parlano di lui, cacciato da scuola a diciasette anni perché spacciava crack, come tanti altri rapper. Nulla di drammatico, niente di nuovo. La fama allora proviene da qualcosaltro, e precisamente dal mestiere. Biggie era il re dei party. Il migliore a riunire e incantare folle di b-boy, che è poi il requisito più importante dell’MC. Mentre Chuck-D e naturalmente Rakim componevano poesie e arringhe, Notorius BIG recuperava la funzione più essenziale di Master of Cerimonies.

Tutto qua. I classici sono Gimme the Loot e Thing Done Change. Ma naturalmente dobbiamo ancora occuparci dell’eredità del Nostro, della sua morte e del suo futuro postumo.Notorius cadde ucciso da sicari, ancora ignoti, l’8 marzo 1997. Si era recato a Los Angeles, dal nemico, per ritirare un premio. E Los Angeles ne approfitta per chiudere il conto. Sei mesi prima Tupac Shakur era stato ucciso a rivoltellate, si dice per mano di gang legate alla Bad Boy e a Puff Daddy.
Biggie aveva appena finito di registrare Live after Death, messo in vendita una settimana dopo il suo assassinio. Per capire cosa significò per New York il giovane Wallace, si pensi ai The Lox. Autentici fenomeni dell’underground, decisero di far parte della Bad Boy per stare accanto al maestro… Morto lui, Puff Daddy non poteva bastare a trattenerli alla sua corte.

Uno strano (per l’hip hop) strascico di buonismo seguì il duplice omicidio. Tupac e Notorius furono i simboli di polemiche sociali, interne e esterne al movimento. Una specie di bella favola in cui alla fine tutti si abbracciano felici… Dopo qualche anno la situazione in effetti parrebbe più tranquilla. La vicenda artistica dei due nemici è invece già sancita. Tupac continua a far notizia, e a vendere compilation, per tutto ciò che l’hip hop gli ha confezionato alla sua morte. E’ divenuto una specie di icona mistica, per Los Angeles e i suoi seguaci. Notorius invece lascia album e ricordi. Chiamarlo in causa non significa celebrare un rito, ma rinnovare un rammarico.

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